Quando l’ambiente di lavoro diventa strumento di benessere organizzativo e crescita individuale
Gli ambienti che frequentiamo, compresi i nostri luoghi di lavoro, influiscono notevolmente sul nostro umore, sulle nostre performance e sulle relazioni che all’interno di questi ambienti instauriamo.
È da tempo in discussione la tipologia di spazio di lavoro in open space. Sono diversi gli aspetti critici che vengono spesso ed ancora sollevati da molti suoi utilizzatori. Mancanza di privacy, difficoltà di concentrazione, rumore, addirittura questioni legate all’igiene e alla salubrità degli ambienti.
Aspetti irrisolvibili? Certo che no se ci si sforza di comprendere che
l’open space è solo una conseguenza dei cambiamenti avvenuti nelle modalità di lavoro.
L’ufficio open space non è una tipologia di ambiente giusto o sbagliato. Dipende l’uso che se fa e l’organizzazione che ne accompagna tali usi. Spesso il vero problema è la mancanza di accompagnamento nei nuovi progetti open space: non vengono spiegati alle persone, ai diretti interessati che dovranno viverli quotidianamente.
Di conseguenza
Il cambiamento non spiegato o che non coinvolge è spesso un cambiamento non accolto che fa emergere più punti di debolezza anziché di miglioramento e forza.
Bisogna innanzitutto comprendere che il luogo di lavoro oggi è sempre di più uno degli ambienti in cui l’individuo trova la ragione della propria affermazione, come la casa, come i luoghi sociali che attraversa.
Lo spazio di lavoro non è più solo accessorio al resto della vita. Può essere invece il luogo in grado di fornire l’opportunità di imparare cose nuove e crescere come professionisti e come persone, attraverso la contaminazione di idee e le occasioni di condivisione.
L’open space, come tipologia di layout, si presta molto bene a questo obiettivo volendo promuovere lo spirito di collaborazione, il team working, la fiducia tra le persone, l’alta produttività.
Non dimentichiamo però l’atra faccia della medaglia. Gli ambienti sono fatti di persone e per questo i luoghi di lavoro non possono essere trattati come semplici spazi fisici.
A lavoro, come altrove, le persone portano dentro e fuori i loro stati d’animo e i loro modi di essere e di sentire ciò che li circonda. Allora non possiamo parlare di soli aspetti organizzativi e layout. Serve porre attenzione ai reali bisogni delle persone e formarle all’uso di spazi nuovi, condivisi, flessibili di cui non è scontata l’accettazione.
- Bisogna spiegare alle persone come lavorare insieme sotto gli occhi di tutti;
- Serve ridefinire il concetto di privacy in un’ottica più attuale di continua iperconnessione;
- è essenziale riconoscere i vari stimoli e le fonti di distrazione e sviluppare meccanismi di autodifesa in alcuni casi;
- Serve individuare aree dedicate ai diversi bisogni delle persone e l’ActivityBasedWorking ci insegna molto in questo;
- è necessario dare spazio e sviluppare quelle sane abitudini in grado di migliorare davvero la produttività: pause, occasioni di incontro, possibilità di isolamento.
- Può poi servire anche darsi delle regole di buona convivenza ovviamente.
Ad ogni esigenza, il suo spazio.
L’open space è in realtà un modo di pensare Open
L’open space quindi è anche rappresentativo della cultura aziendale e dell’atmosfera che si respira. Creare un ambiente di lavoro di qualità necessita quindi dell’impegno di tutti: progettisti, consulenti, aziende e lavoratori.
Solo così l’open space può essere terreno fertile su cui costruire nuove competenze e fissare nuovi obiettivi di crescita individuale delle persone e di business per le organizzazioni.
E il tuo ufficio open space funziona? Che atmosfera respiri nel tuo ambiente di lavoro? Parlane con noi!
Contributo a cura di Debora De Nuzzo per DDNstudio.