Benessere e intelligenza artificiale, 4 riflessioni
L’intelligenza artificiale è un tema ampio e complesso che sta prendendo sempre più spazio nella quotidianità di molte persone e aziende. Allo stesso tempo però non dobbiamo dimenticare i reali bisogni delle persone che per nutrire il loro benessere hanno bisogno di sviluppare la loro personale intelligenza e creare relazioni umane vere e durature, dentro e fuori dagli ambienti di lavoro.
Debora De Nuzzo, founder di DDNstudio, formatrice e coach esperta di benessere aziendale e sviluppo organizzativo, ne ha parlato ai microfoni di LogiTalk, il Podcast di TCE Magazine a cura di Erika Atzori. Di seguito l’intervista.
Come sfruttare l’intelligenza artificiale senza perdere di vista la nostra responsabilità professionale?
Erika: L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana, soprattutto in ambito professionale. E quindi, Debora, ti vorrei chiedere: come possiamo, secondo te, sfruttare al meglio questa tecnologia per liberarci da quei ruoli ripetitivi nelle nostre giornate lavorative, senza però perdere di vista la nostra responsabilità?
Debora: La domanda è molto ampia e complessa. Allora, io cercherò di darvi un mio punto di vista che però tiene conto anche di quello che sta succedendo nel mondo del lavoro oggi, non solo dal punto di vista dell’intelligenza artificiale. Perché la premessa che mi sento di fare è questa: come ogni argomento in voga del momento, ci ritroviamo a focalizzarci su di esso trascurando tutto il resto. Quello che mi sento di condividere è proprio l’attenzione a non dimenticare che l’intelligenza artificiale ci potrà aiutare per alcune cose, ma non potrà sostituire competenze e abilità che già abbiamo sviluppato e che continueremo a sviluppare.
Quindi dobbiamo metterci in testa che l’intelligenza artificiale non arriverà per risolvere tutti i nostri mali. Questa è una premessa che mi sento di sottolineare subito per rispondere alla tua domanda. Spronerei le persone a ragionare su una domanda fondamentale: perché vogliamoutilizzarel’intelligenza artificiale? Qual è il motivo che ci spinge a farlo? Questa è la prima riflessione che ci aiuta a comprendere la nostra responsabilità e quali abilità vogliamo sviluppare grazie all’intelligenza artificiale.
Tu prima dicevi che questa nuova tecnologia può aiutarci a liberarci da compiti ripetitivi e noiosi, liberare il nostro tempo. Cosa ne faremo di questo tempo? Questa è la vera domanda. Se davvero avremo più tempo libero grazie all’intelligenza artificiale, come lo utilizzeremo?
E qui arriva il collegamento al mio tema caldo: il benessere. Di solito non abbiamo mai tempo per occuparci di noi e del nostro benessere. Magari l’intelligenza artificiale ci aiuterà a trovarlo questo tempo.
Ecco, quindi da questo punto di vista potrebbe essere un’opportunità: però, attenzione, se già oggi facciamo fatica a gestire bene il nostro tempo, sia a livello personale che all’interno delle nostre aziende e organizzazioni, continueremo a usarlo male anche in futuro. Il problema non ce lo risolve l’intelligenza artificiale, anzi avrò del tempo libero che continuerò ad usare male. È un doppio cortocircuito.
Quindi, quello che io propongo è: utilizziamole queste tecnologie, che ci possono essere d’aiuto, ma senza dimenticarci che devono essere delle opportunità e non dei sostitutivi. Mi viene da pensare: un’azienda, così come un gruppo di lavoro, devono continuare a gestire i rapporti umani, la collaborazione, la comunicazione empatica, la gestione dei conflitti. Tutto questo non può essere delegato all’intelligenza artificiale, dobbiamo continuare a farlo noi. Vogliamo demonizzare l’intelligenza artificiale? No, assolutamente, non la demonizziamo. Piuttosto facciamoci un piano d’azione: introduciamo nelle nostre aziende l’intelligenza artificiale per liberare tempo. Quel tempo dev’essere utilizzato per arricchirci di competenze per le quali magari non abbiamo avuto tempo di arricchirci fino ad ora.
Erika: Così è fantastico, funziona, è funzionale.
Debora: Mi viene in mente anche un’altra cosa a livello di responsabilità. Noi al lavoro siamo responsabili di ciò che facciamo, ma anche nella vita privata lo siamo. Non dimentichiamoci che nella sfera delle nostre responsabilità, c’è anche l’imparare a fare delle cose con il piacere di farlo. Far fatica per imparare qualcosa è anche un piacere per la nostra mente, per il nostro cervello ed è propedeutico alla sua longevità.
Quando noi impariamo a fare cose nuove, il nostro cervello crea un maggior numero di sinapsi. Quante più sinapsi abbiamo nel nostro cervello, tanto più quel cervello è lucido, brillante e longevo.
In certi settori lavorativi in cui c’è tanta fatica fisica e manuale, sono d’accordo sullo sfruttare questa nuova opportunità, anche per salvaguardare la salute fisica delle persone. Qui ha un senso altissimo, a mio avviso.
Non possiamo però delegare ad esempio la scrittura di una mail all’intelligenza artificiale, perché ci perdiamo il piacere della relazione col nostro collega, col nostro cliente, col nostro interlocutore. Ecco, in questo senso parlavo anche di piacere nel fare ancora delle cose.
L’intelligenza artificiale ci sostituirà?
Erika: Molti temono che l’intelligenza artificiale possa sostituire l’uomo in alcuni settori lavorativi. Cosa ne pensi?
Debora: Personalmente non sono preoccupata. Ma comprendo la preoccupazione diffusa. L’avverto, l’ascolto nelle aziende che seguo e che frequento. Il mio lavoro si basa sulle relazioni umane, lavoro con la mente delle persone, intervengo nei team di lavoro per cercare di farli collaborare al meglio e non potrei mai immaginare che una tecnologia possa sostituire l’interazione autentica tra le persone. Quindi non sono preoccupata del fatto che qualcuno sostituirà una figura come la mia o tutte le figure che troviamo all’interno delle organizzazioni. C’è un però, sul quale sto riflettendo anch’io in questo periodo.
Se io sono un’azienda che valorizza le persone e il loro sviluppo intellettuale e intellettivo, l’intelligenza artificiale potrebbe solo contribuire a farmi risparmiare tempo su alcune cose per investire ancora di più in intelligenza umana.
Altre aziende invece potrebbero approfittare dell’intelligenza artificiale per ridurre ancora di più gli investimenti nello sviluppo umano, creando un problema ancora più grande. Il rischio è che chi già non valorizza le persone userà l’intelligenza artificiale come alibi per continuare a non farlo.
Temo che questo possa creare un ulteriore baratro in quelle realtà e probabilmente chi fa un lavoro come il mio, di consulenza, di formazione e quindi di accompagnamento delle aziende a un loro miglioramento, deve tenere molto bene a mente in che azienda sta lavorando.
Se c’è già un’attenzione all’umano, tutto fila più liscio. In quel caso l’intelligenza artificiale non può far altro che aiutarci ancora di più a “fare delle cose”.
Nelle aziende che si pronunciano con: “ma tanto chi se ne frega della formazione, ora abbiamo l’intelligenza artificiale”, un buon consulente, anche per etica professionale, deve porre attenzione e dire alla sua azienda cliente: “non funziona così, non usiamo l’intelligenza artificiale per sostituire quella umana”. Serve un lavoro culturale e educativo che deve fare la consulenza all’interno dell’organizzazione.
Non demonizziamo l’intelligenza artificiale ma rendiamoci sempre conto che lo scopo di un’organizzazione è quello di potenziare l’efficacia e l’efficienza del lavoro. E come lo si fa? Potenziando, tirando fuori il meglio delle persone giorno dopo giorno.
Come garantire un utilizzo responsabile e consapevole?
Erika: Come possiamo assicurarci che l’IA venga utilizzata in modo etico e responsabile, soprattutto quando si tratta di prendere decisioni importanti?
Debora: Quello che penso è che non dobbiamo disumanizzare le nostre decisioni e i processi decisionali. L’intelligenza artificiale può venirci in supporto, ma non sostituirci, deve essere comunque una mente umana a prendere decisioni. Non può deciderlo una tecnologia come possiamo lavorare in maniera più sana per il nostro benessere psicofisico. Ci può suggerire qualcosa, ma poi siamo noi che incontriamo le nostre persone al lavoro tutti i giorni, siamo noi che entriamo in reparto, siamo noi che andiamo in cantiere, in ufficio e ci guardiamo faccia a faccia.
E questo è insostituibile, no? Quello che vorrei tanto vedere in quelle aziende che decidono di utilizzare l’intelligenza artificiale è che creino un piano d’azione insieme a persone competenti. Io credo che bisognerebbe avere il responsabile dell’intelligenza artificiale in azienda, una nuova figura professionale. Tra l’altro, questa potrebbe essere un’opportunità gigantesca per le nuove generazioni. Come abbiamo il responsabile acquisti, il responsabile della formazione, il responsabile dei commerciali, potremmo pensare all’introduzione del responsabile dell’intelligenza artificiale. Una figura che in azienda guidi questo processo innovativo.
Inoltre, l’ulteriore opportunità di creare queste nuove figure aziendali a partire dai giovani è che le giovani generazioni ne sanno tanto di intelligenza artificiale ma hanno anche tanto bisogno di salute mentale. E quindi in questo modo potremmo portare in azienda delle nuove figure che hanno a cuore il benessere al lavoro e allo stesso tempo usano bene le nuove tecnologie.
Erika: Lo trovo etico, responsabile, ma anche intelligente come innovazione.
Debora: Quello che non vorrei vedere è un’introduzione dell’intelligenza artificiale su figure non competenti, che già hanno il loro lavoro da fare, e si ritrovano questo ulteriore fardello da gestire.
Credo che l’etica di qualunque nuovo processo introdotto nei nostri luoghi di lavoro debba stare proprio nel fatto di arricchire il benessere delle persone, non impoverire la loro salute fisica e mentale durante le ore di lavoro.
Il vero impatto dell’intelligenza artificiale sulle competenze umane: quali skills restano insostituibili?
Erika: Secondo te, quali sono le competenze chiave che dovremmo sviluppare per prepararci a un futuro in cui l’intelligenza artificiale sarà sempre più presente?
Debora: Insieme alle nuove competenze per l’utilizzo di queste nuove tecnologie, senza andare a demonizzare nulla, io credo che la parola chiave sia proprio armonia. Cioè creare un’armonia tra intelligenze, tra l’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana. Oggi c’è un gran parlare di intelligenza artificiale e va bene, ma non dimentichiamoci che la vera forma di innovazione per aziende e organizzazioni fatte di persone, resta e rimarrà l’intelligenza umana.
Io insisto molto su questo, facendomi anche dei nemici, me ne rendo conto. Però non voglio pensare che un giorno l’uomo possa essere completamente sostituito, soprattutto nelle sue abilità intellettive, abilità che abbiamo dalla nascita.
Quando nasciamo abbiamo già la totalità dei nostri neuroni presenti nel cervello. Perché perderli vita facendo, strada facendo? Perché dobbiamo toglierci questo funzionamento perfetto e magico che ha la nostra mente?
E quindi io credo che le competenze di cui non dobbiamo dimenticarci, anche con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, siano le competenze date, ad esempio, da come viviamo il nostro tempo, come viviamo anche le innovazioni nel nostro tempo. Sono le competenze umane che dobbiamo mettere in campo per creare benessere organizzativo, per creare salute mentale all’interno dei nostri luoghi di lavoro. Tutte le competenze legate alla comunicazione, al benessere relazionale, alla crescita personale. A crescere le nostre competenze personali, utili nel lavoro quanto nella vita privata, non lo può fare una macchina al posto nostro.
La collaborazione non può essere sostituita dalle macchine, collaboriamo tra persone. Tutti questi temi, che possano essere messi in percorsi formativi o percorsi di coaching, io non li vedo in pericolo. Anzi, più utilizziamo le tecnologie e l’intelligenza artificiale, più dobbiamo metterci in mente di dover potenziare l’intelligenza umana.
Se utilizziamo l’intelligenza artificiale per promuovere ancora meglio il nostro benessere, il benessere delle persone che lavorano con noi, abbiamo vinto.
Non dobbiamo permettere all’intelligenza artificiale di atrofizzare la magia che la nostra mente può creare all’interno dei nostri luoghi di lavoro. Ed è per questo che serve armonizzare le due cose. Non le demonizziamo, ma non dimentichiamoci che la vera innovazione rimane ancora la nostra mente e l’utilizzo che ne facciamo.
DDNstudio e Debora De Nuzzo
DDNstudio è uno studio di Consulenza per il Benessere Personale e Organizzativo di persone e aziende. Ci occupiamo di guidare le organizzazioni, pubbliche e private di ogni settore, nel creare dei piani di crescita e sviluppo del benessere delle persone a lavoro attraverso percorsi formativi, percorsi di coaching, eventi ed esperienze wellbeing.
Debora De Nuzzo è consulente benessere, formatrice aziendale e mindset coach. Esperta in materie di: benessere personale, salute e benessere organizzativo, armonia vita lavoro e cura di sé.
Founder di DDNstudio, lavora con persone e aziende. Nel suo lavoro è spinta a ricercare, inventare e proporre le migliori soluzioni organizzative e formative per far convivere al meglio interessi, luoghi e persone in un clima costruttivo e di crescita. Il benessere personale, organizzativo e il wellbeing sono gli obiettivi principali dei suoi progetti dedicati alle aziende e alle persone.
Divulga suggerimenti e conoscenze sul lavorare e vivere sano attraverso diversi canali comunicativi on line e off line, esperienze formative indoor e outdoor, in gruppi aziendali e one to one.
“Talkwalk” è il suo podcast in cammino, nato nel 2021 come iniziativa di benessere, per aziende e persone, per stimolare il movimento del corpo e la crescita della mente.
“Il lavoro possibile. Metodo progettuale per il benessere e la produttività nei luoghi di lavoro” è il suo primo libro edito da Edizioni FerrariSinibaldi, nel 2015.
Nel 2023 viene premiata con il Premio “Eccellenza della Formazione” da AIF Associazione Italiana Formatori.
Se vuoi condividere un tuo pensiero o farmi delle domande, scrivimi qui!
Debora De Nuzzo (Consulente benessere, Formatrice, Mindset Coach. Founder DDNstudio)