Cosa vuol dire per me essere donna?
Certo, la risposta che do oggi non è certo quella che avrei dato a 20 anni né quella che avrei dato ai 40.
Ora, che sono più vicina ai 60 che ai 50, posso dire che per me, essere donna, significa fare scelte in linea con quella che sono veramente.
Quando sei giovane tendi a vivere seguendo gli stereotipi femminili. Maturando, con l’età, incominci a guardarti dentro per capire davvero cosa vuoi tu e, se hai il coraggio di andare fino in fondo, allora è li che incomincia il bello, fino a renderti conto che hai davvero in mano la tua vita.
Inizialmente cerchi di capire se l’immagine che gli altri hanno trasferito su di te, come ti vorrebbero, quello che vorrebbero che tu diventassi, insomma tutto quello che i genitori prima, e la società dopo, ti hanno appiccicato addosso, sono etichette nelle quali ti riconosci oppure no.
E’ successo che a un certo punto della mia vita mi sono resa conto che era tanto tempo che non sorridevo più. Eppure
stavo bene, non mi mancava niente. Ma non ero felice.
Non è che me ne sono accorta subito, è stato come un FLASH. Avere questa consapevolezza e iniziare un percorso di formazione per conoscermi meglio è stata la stessa cosa.
Da allora sono passati più di vent’anni e non ho ancora smesso di lavorare su di me.
Nel tempo ho imparato ad assecondare il mio sentire e questa è una leva potentissima che unita alla sensibilità e alla capacità organizzativa tipica di noi donne, mi consente di conciliare quello che sono con le questioni organizzative quotidiane.
Il mio carattere certo mi aiuta ma l’atteggiamento positivo innato non può bastare, ci vuole equilibrio e
l’equilibrio arriva quando ci conosciamo a fondo, smettiamo di giudicarci e ci accettiamo per le meravigliose persone che siamo, semplicemente.
Dico sempre che le persone non hanno pregi e difetti ma hanno delle caratteristiche che possono diventare un pregio o un difetto a seconda della situazione.
Ad esempio, se sono una persona molto buona, in molte circostanze questa mia caratteristica è una cosa positiva, quando però il mio essere buona fa si che, ad esempio, io non faccia valere i miei diritti, ecco che questa diventa una caratteristica negativa, sfavorevole.
Cosa voglio dire? Che io sono come sono, e sono la prima a volermi bene proprio perché sono così. Questo è essere donna.
Non c’è un migliore o un peggiore. Rispetto a cosa poi? La vita è un fatto talmente personale, paragonabile a nulla, neppure alla vita di qualcun altro.
Perciò io vivo secondo i miei valori, perseguendo i miei obiettivi nel miglior modo possibile per me.
Di mezzo ci sono le responsabilità date dai ruoli, quello di genitore, di capo, di moglie, di figlia ed esse vanno mantenute, insomma come fare a conciliare benessere personale e organizzativo?
Innanzitutto mi concentro su di me così da mettere in campo strategie efficaci.
- Ignoro quello che non merita di essere accolto, e aggiungerei accudito
- Guardo con benevolenza le mie fragilità
- Leggo il passato per prendere atto di ciò che è stato perché diventi il punto di partenza per un nuovo agire in linea con la persona che sono oggi
- Parto dai miei REALI desideri e mi pongo i MIEI obiettivi
Come faccio a crescere e a raggiungere quello che ancora mi manca?
Continuo a guardarmi dentro e quando mi accorgo di non sorridere più mi fermo, mi interrogo e riparto.
Una persona risolta.
Articolo a cura di Monica Pasello (imprenditrice, grande donna e grande amica. Non in questo preciso ordine) per DDNstudio